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DETTAGLI

Ancora lo ricordo, a prescindere dalla foto salvata nella scheda di memoria vista e rivista a casa un’infinità di volte. Un’intera giornata a Como, in quella città che mi dava l’idea dell’opera completa in custodia rigida incastrata nella libreria di casa. Ma, in quel momento, concretizzata, tangibile (e la pelle dei polpastrelli ne sa qualcosa) sotto un cielo di un giugno così diverso dal nostro… inspiegabilmente. L’aria fresca, l’aria pulita, le ferrovie del nord, il biglietto delle ferrovie del nord che ti sbloccava i tornelli neanche stessimo per salire su un vagone della metro. Il viaggio nella carrozza quasi completamente vuota, l’arrivo in città e l’attesa di un autobus che ci avrebbe aiutato a raggiungere le tappe del nostro itinerario da “Como in un giorno”. Casa Frigerio, Novocomum, Memoriale, Asilo Sant’Elia senza pensilina fuori ma con i bambini dentro, le targhe di lega metallica con impresso il nome dell’architetto. Infine… quella Casa del Fascio. Abbiamo girato intorno, dall’esterno, ce la siamo fatta bastare dall’esterno provando a spiare attraverso i vetri nella speranza di cogliere un taglio di luce… dettagli. Dettagli che abbiamo trovato fuori, nella pietra bianca levigata, nei ritagli di cielo dei moduli travi-pilastri che ne rendevano scheletrito un lato di quel monolite attaccato alla linea di terra. Eterno. Eterno il dettaglio del gradino nella nostra memoria. Ce lo immaginavamo Terragni con matita e foglio a disegnare quel particolare. Non ce lo vedevamo a immaginare qualcuno che si sarebbe fissato con quel minuscolo particolare così lontano dagli occhi ma così immortale nel ricordo.


Como, 2008 - Giuseppe Terragni, Casa del Fascio, 1932.